Commento all'articolo:
https://27esimaora.corriere.it/articolo/che-impressione-i-genitori-che-baciano-sulla-bocca-i-figli/
Parlo da mamma di un bimbo di due anni e di uno in pancia.
Parlo da psicoterapeuta.
Parlo da spettatrice, per questioni di lavoro e di vita.
A lasciarmi perplessa è stato questo documento. Perchè va bene guardare il mondo con occhio critico, ma “ci sono anche dei limiti”...
Credo fermamente che l'esperienza della genitorialità, come tutte le esperienze di vita che portano profondi cambiamenti nel sistema che ci circonda e nel nostro mondo interno, porti con sé una ridefinizione della scala di valori con cui ci approcciamo agli altri ed al mondo. Non mi riferisco alle “manie sconcertanti” (quali sono poi? Parliamo di patologia forse?!) né all'insensibilità di chi -ancora o per scelta o per forza- genitore non lo è. Credo però che, per una donna, ad esempio, l'aver custodito nel proprio grembo il miracolo di una vita nuova, aver fatto rinunce e scelte nell'attesa, averla partorita (in qualsiasi modo sia avvenuto, non ne esiste uno più dignitoso di un altro) e magari nutrita al proprio seno, comporti obbligatoriamente una consapevolezza di sé e delle relazioni che nient'altro potrà pareggiare. Per fortuna o purtroppo...
Credo, come ho ritrovato in altri commenti, che l'Amore che proviamo per i nostri figli, sia un sentimento tanto profondo, radicato in noi, che difficilmente può essere espresso in parole, se non dai Grandi Poeti, o espresso su tela o attraverso la musica. Perchè è un Amore che fa vibrare corde che nessun altro ha mai e potrà mai far vibrare. Nessuno, nemmeno il Compagno che abbiamo scelto pronunciando -credendoci ogni giorno- un “per sempre”.
Quindi forse nessun genitore potrà qui spiegare il perchè scientifico di quei baci sulle labbra o di quei “Ti amo”.
Possiamo -perchè ci sono anch'io, sì- dire però che il bacio sulle labbra è un gesto di tenerezza infinita, certo su una zona erogena, certo a rischio di passaggio batteri, … Ma che va oltre tutto questo. E' incontro, morbidezza, odore, sapore...così come lo è allattare al seno, affondare il naso sul collo, … Sono gesti che ritroviamo negli amanti ma che non appartengono agi amanti, perchè sono, in modo intrinseco, diversi e differenti.
Differenti perchè portano con sé un'altra storia, altri personaggi: nostro figlio è carne della nostra carne, deriva dal nostro amore, nel nostro amore è sbocciato e fiorito. Non l'ho scelto come si sceglie un amante, non porta con sé paure ed interrogativi ed aspettative proprie di un adulto e di un adulto in relazione con me, ne ha di sue proprie, completamente diverse, che niente hanno a che vedere col sostegno, la comprensione, la completezza che cerco nel mio Compagno.
E sono gesti diversi, perchè vanno in un'altra direzione: nel rapporto di coppia si cresce alla pari, tra genitore e figlio le prospettive, gli orizzonti non sono gli stessi. Io, riprendendo un grande Autore, non sono che l'arco che scocca la freccia. Non sono l'arciere e non sono, soprattutto, il bersaglio. Io ci sono ora, fisicamente, meglio che posso, perchè lui/lei possa portarmi dentro di sé, per tutto il tempo in cui non ci sarò, quando avrà un suo compagno ed obiettivi nuovi.
Io ho scelto di esserci con tenerezza. Di esserci con abbracci stretti, con baci sulle labbra, con i “Ti voglio bene” ed i “Ti amo”, con sorrisi a distanza, con mani che accolgono e lasciano andare, con i baci che guariscono ogni male. Le mie mani sono mani che curano, la mia bocca è mezzo d'amore, di storie raccontate, di cose spiegate, di limiti dati.
Nel mio Compagno trovo ciò di cui ho bisogno come Donna.
Nè certezze, né bisogni che lui non soddisfa posso trovarli nei miei figli.
E non credo che chi bacia sulle labbra (sulle labbra, non in bocca...siamo precisi) o dice “ti amo” ai propri figli, sia necessariamente un insicuro, un insoddisfatto, una persona che non ha chiari limiti, confini, distinzioni. Ho trovato molto più dolore e confusione in figli non trattati così.
Non giudichiamo gli estremi: ho seguito piccoli pazienti traumatizzati dal dormire coi genitori troppo a lungo. Ma quanto è “troppo a lungo”? Vogliamo forse dire che la condivisione del lettone è patogena?! Arriveremo anche a dire che allattare in pubblico è scandaloso per chi guarda e patogeno per chi succhia...o che portare i bimbi in fascia sia contrario alla formazione dell'autonomia e di un senso di Sè distinto...
Forse uno sculaccione, uno schiaffo, un castigo, la derisione non avrebbero maggior diritto a far scattare in noi “un brivido freddo che corre lungo tutta la schiena”?
Ci sconvolge la violenza, l'indifferenza, la crudeltà che pervade il mondo, spesso anche i nostri giovani...ma io Madre, io Padre, ho il diritto di picchiare mio figlio, di ignorare le sue richieste, di umiliarlo...
Osservatori carissimi, non basti uno sguardo veloce per farci apporre etichette e dispensar giudizi. Fermiamoci, facciamo domande, cerchiamo di capire quale strada ha portato l'altro sin lì. Non tutto sarà comprensibile, né tanto meno giustificabile, ma saranno molti meno gli articoli scandalizzati che riempiranno le pagine dei giornali.
/C